Impareremo, dalla sua storia e dai progetti dei suoi autori, a conoscere che tipo di linguaggio sia la fotografia, su quali basi tecniche si fondi e ad usarlo per narrare in modo consapevole ed eloquente il mondo attorno a noi. Racconteremo storie e le condivideremo.

Viviamo in un mondo in cui tecnologia e un’attenzione declinante ai suoi effetti hanno reso in pari misura compulsivo, automatico e disattento se non del tutto inconsapevole l’atto di osservare e più in particolare quello fotografico.

La sovrabbondanza delle immagini ha ridotto drasticamente il nostro livello di attenzione. Scattiamo senza sapere perchè e senza riflettere al fatto, sconcertante, che le nostre immagini sono destinate ad essere rapidamente archiviate e dimenticate, in una parola, perdute. È un paradosso se si pensa che, alle sue origini, della fotografia Oliver Wendell Holmes parlò come di uno “specchio dotato di memoria”.

Credo sia necessario recuperare il senso dello sguardo per dare un significato alle immagini salvandole dalla scomparsa che attende, giustamente, tutto quello che non è animato da un pensiero. La ricetta è semplice: osservare il mondo con più lentezza, attenzione e consapevolezza da un lato, imparare bene e a fondo la tecnica base della fotografia comprendendo così in quale misura tecnica e contenuto siano legati.

Questo è quanto si propone il corso: 1) insegnare, sia pure nei tempi brevi ma intensi di un workshop la fotografia come linguaggio, facendo  riferimento ad un’eredità ricca  formatasi negli ormai 200 anni di storia di questo medium, 2) insegnare la sua tecnica, ovviamente lavorando in modalità manuale; 3) mettere in pratica una formazione teorica e pratica per realizzare un progetto destinato a sua volta ad essere analizzato da docente e partecipanti.